Welfare

Abuso d’etica

Si parla troppo di etica e troppo poco di giustizia. Serge Latouche si ripresenta al pubblico italiano con un libro che contesta quelli che lui ritiene luoghi comuni.

di Seerge Latouche

Ossessione dell?etica. La lettura del giornale documenta quella che si potrebbe chiamare l?ossessione dell?etica. In Le Monde dell?8 maggio 2001, data scelta a caso, la si trova in ogni riga, cucinata in tutte le salse. In un articolo di prima pagina firmato Raphaelle Bacqué, si apprende che per preparare la sua campagna elettorale Jacques Chirac, alla ricerca delle parole e degli slogan in grado di sedurre i francesi, riassume la sua visione del futuro nella formula assieme astratta e ambiziosa: “Questo secolo sarà il secolo dell?etica”. Donde un programma virtuale: “L?ecologia versione Chirac? è umanista. Lo Stato? Dev?essere al servizio dei cittadini e dell?economia solidale”. Si passa poi (pagina 5) alle confessioni del generale Aussaresses sulla tortura eretta a sistema durante la guerra d?Algeria, argomento che suscita innumerevoli problemi etici, dalla giustizia istituita al pentimento di Stato. Soffermiamoci piuttosto, a pagina 6, sull?articolo di Jacques Isnard sul malcontento degli agenti del servizio di sicurezza, la Dgse, dovute al modo in cui sono gestite le loro carriere. Vi si cita l?ultimo bollettino interno del Centre d?entraide sociale et culturelle (Cesc) che serve da mediatore tra la direzione e i nostri James Bond: “La società francese”, vi si legge, “conosce un declino di certi valori fondamentali che non osa più proclamare. Così, il patriottismo, il senso del dovere, la dedizione, l?onore, l?altruismo o l?impegno per una causa sono altrettante parole che sembrano desuete e che non vengono più pronunciate per non apparire fuori moda”. A pagina 7 è un saggio sulla ricerca sull?Aids che provoca una ?controversia etica?. La questione riguarda la metodologia adottata per la sperimentazione. “Godendo della collaborazione di varie multinazionali farmaceutiche e potendo avviare i lavori con unità vicine dell?Inserm e del Cnrs (?) ho deciso di costruire un programma sperimentale originale”, sottolinea il professore Pierre Dellamonica intervistato da Jean-Yves Nau. Peccato che le associazioni che difendono gli interessi dei malati di Aids abbiano denunciato questo progetto sperimentale non appena ne hanno conosciuto i particolari. I pericoli corsi dalle cavie umane e le condizioni finanziarie sospette della sperimentazione dimostrano inoltre l?insuccesso dei comitati per la protezione delle persone e del ministero della Sanità. A pagina 8, sotto la stessa firma, un articolo parla nel titolo di ricercatori americani accusati di aver concepito dei bambini dal patrimonio genetico modificato: “Ancora una volta, come nel caso della microiniezione di spermatozoi, ci troviamo di fronte a ricercatori che non realizzano esperimenti sull?uomo bensì uomini sperimentali”, ha dichiarato a Le Monde il professor Jean- François Mattei, genetista, specialista delle questioni di bioetica e presidente del gruppo Dl dell?Assemblea nazionale. Sorvoliamo su un banale caso di avviso di garanzia per appropriazione di fondi pubblici o sulle questioni etiche sollevate dalla candidatura di Silvio Berlusconi come primo ministro in Italia, o su quelle meno esplicite ma reali poste dalle fusioni di Carrefour e Promodès, di Novartis e Roche o di Paribas e Bancwest per interessarci al pubblico dibattito suscitato dal successo di Loft Story (pagina 17), un reality show televisivo. La conferenza dei vescovi di Francia è andata all?assalto: “Loft Story è una bella illustrazione delle deviazioni alle quali può portare la ricerca sfrenata del profitto (?). I giovani messi in scena sono trattati come cavie di uno scienziato che avrebbe ammassato topi e ratti in una scatola di scarpe senza preoccuparsi del loro divenire. La direzione di Suez, principale azionista del gruppo che controlla M6, dopo il tedesco Bertelsmann, se ne lava le mani, pur fregandosele. Dal momento che non ci sono critiche del Csa (Conseil supérieur de l?audiovisuel), il consiglio di sorveglianza di M6 non deve impicciarsi dei programmi della rete (?). Non dobbiamo porci problemi a proposito di Loft Story e la direzione ha ribadito il suo sostegno a Nicolas de Tavernost, presidente del direttorio di M6 che è un eccellente manager”. Il personale e gli azionisti sono entusiasti. “Mi frego le mani perché le mie azioni di M6 risalgono”, dichiara un giornalista. Senza esprimere un giudizio di valore, si vede subito che tutti questi dossier costituiscono dei punti di partenza per il nostro argomento, e che a partire da ciascuno di essi si potrebbe far venir fuori a poco a poco le questioni che ci interessano, soprattutto se ne seguiamo gli episodi successivi, come nel caso di Loft Story. Tuttavia, si dà il caso che l?8 maggio sia anche il giorno dell?uscita del supplemento economico settimanale. Esso completa il nostro programma, già abbastanza vasto, dei problemi etici che agitano la società contemporanea e che tutti chiamano in causa direttamente o indirettamente l?economia. Il tono è dato già dal titolo, che parla del ?diritto d?ingerenza economica?. “La società civile”, scrivono Laurence Caramel e Serge Marti, “è ormai una forza con la quale bisogna fare i conti”. Nella seconda pagina dell?inserto, si parla della creazione di un tribunale penale per i crimini e i delitti gravi commessi contro l?ambiente. D?altra parte, si apprende che dei tribunali popolari dichiarano fuori legge il debito del Terzo mondo. Per Jubilée Sud, la ong che coordina la campagna, si tratta di fare evolvere “l?approccio al problema non più sotto l?angolo della carità ma sotto quello della giustizia stabilendo i vincoli della responsabilità”. Nelle pagine seguenti, Jean-Louis Bianco scrive di “una mondializzazione in cerca di regole”. Un altro articolo firmato Marie-Béatrice Baudet è dedicato ai ricorsi che i lavoratori possono presentare alla Corte di giustizia europea di Lussemburgo in caso di licenziamento ingiustificato o di condizioni di lavoro ingiuste e inique. Infine, in un articolo intitolato Les droits de l?homme frappent à la porte du libre échange (I diritti dell?uomo bussano alla porta del libero scambio), dei giuristi impegnati dichiarano che “il diritto internazionale non può essere subordinato al diritto negli affari”. Prendendo spunto dalle dichiarazioni di Lionel Jospin nel suo discorso di Rio, la Federazione internazionale dei diritti dell?uomo denuncia “la schizofrenia degli Stati che ratificano trattati che si affrettano a violare (?). Gli Stati riconoscono nell?ambito dell?Organizzazione mondiale della sanità che l?ammissione di tutti i popoli alle conoscenze (?) mediche è essenziale per raggiungere il più alto grado di salute e firmano l?accordo sulla proprietà intellettuale nell?ambito della Organizzazione mondiale del commercio che limita l?accesso alle medicine nei Paesi in via di sviluppo”. Philippe Texier, giudice della Corte di cassazione, conferma questa contraddizione: “La maggior parte dei Paesi membri di queste istituzioni (quelle di Bretton Woods) ha ratificato il patto del 1966 sui diritti economici e non deve dimenticarlo. Ora, alcuni obblighi legati al patto di aiuto del Fondo monetario internazionale sono del tutto contrari al patto. Un piano di aggiustamento strutturale (Pas), per esempio, è caratterizzato da privatizzazioni importanti, spesso una riduzione dei bilanci sociali, il pagamento del debito estero?”. In effetti l?accordo imposto dall?Omc sulla proprietà intellettuale a vantaggio delle ditte farmaceutiche transnazionali che detengono i brevetti impedisce ai Paesi del Sud di commercializzare copie a buon mercato di medicine indispensabili. è noto che, in occasione del vertice dell?Omc a Doha, nel dicembre 2001, in seguito a un movimento di opinione ostile alle ditte che avevano intentato un processo contro il Sudafrica per i rimedi contro l?Aids, si è aperta una breccia nel sistema. Non per questo il problema è risolto nel suo insieme. Nello stesso tempo lo smantellamento dei sistemi pubblici di protezione sociale (ospedali, dispensari), richiesto dai piani di aggiustamento strutturale nel nome del rigore di bilancio, impedisce ai più sfavoriti di accedere alle cure. Il risultato è la riduzione della speranza di vita che si osserva in questi ultimi anni in Africa. In Zambia, per esempio, il tasso di mortalità infantile è aumentato del 54 % all?inizio degli anni Novanta. Questa crescita della preoccupazione etica è legata direttamente alla mondializzazione e alla decomposizione della società moderna che l?accompagna. L?onnipresenza quasi ossessiva del tema dell?etica nelle preoccupazioni contemporanee attesta un deficit problematico. Essa rivela l?urgenza di un cambiamento (riarmo morale, rinnovamento, invenzione postmoderna ecc.), ma è ambigua. Da una parte, canalizza il deficit del politico (crisi del funzionamento delle democrazie) e dell?ordine mondiale (governance quanto meno caotica) orientandoli verso un ripiegamento sulla sfera del privato, attestato anche tanto dal successo delle sette quanto dall?adozione di carte etiche più o meno vincolanti da parte delle imprese. In questo senso, l?aumento dell?importanza dell?etica contribuisce a svuotare ancora un po? il politico della sua sostanza. In effetti il dibattito mediatico tende a concentrarsi sul divorzio tra etica e politica. La rivendicazione di un ritorno dell?etica nella politica è in primo piano, ma senza conseguenze concrete. D?altra parte, la mondializzazione essendo economicizzazione del mondo, la questione centrale è quella della moralità dell?economia, cioè della sua capacità di realizzare la giustizia su scala planetaria. L?eliminazione della morale dall?economia porta alla sua eliminazione dalla vita sociale, sicché non c?è più istanza per pronunciare la giustizia e reclamare contro l?ingiustizia. A Francoforte, sulla piazza del vecchio mercato, di fronte al municipio e al palazzo imperiale, ormai all?ombra dei grattacieli arroganti della Commerzbank e della Banca centrale europea, si può ancora vedere una statua della giustizia. è lo stesso in piazza San Marco a Venezia e in tutte le antiche città mercantili. La giustizia troneggiava al centro della città perché rendere giustizia a tutti era considerato come la condizione stessa dell?ordine sociale e politico. Benché fosse troppo trasgredita, centrale era la giustizia e non la banca; era lei e non l?indice della Borsa a restare l?ideale e l?obiettivo delle repubbliche cittadine. Il villaggio planetario, viceversa, è sempre più retto soltanto dalla legge del mercato. L?organizzazione per la composizione dei conflitti presso l?Omc arbitra i ricorsi per la violazione di questa legge, ma non c?è ricorso per le vittime della legge?


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